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Sicuramente i francesi hanno un alimentazione con una quota più alta di grassi saturi ma una mortalità inferiore alle media europea ed un consumo riguardevole di vino rosso procapite. Tutto ciò ha portata centinaia di ricercatori ad indagare sul fenomeno e la risposta univoca è stata data dal consumo di vino rosso ad alto contenuto di resveratrolo. La notizia è parzialmente fondata perchè ricerche molto approfondite hanno determinato che questa protezione cardivascolare è data dagli OPC, particolari polifenoli chiamati oligomeri procianidolici – Frankel et all. in Lancet 1993 -.
 
Questi antiossidanti si trovano nello strato esterno dei semi dell’uva e sono una miscela di catechine e tannini condensati in forma esterificata con acido gallico.
Sono presenti nel vino rosso in concentrazione 20 volte più alta di quelli espressi nel vino bianco. Questi OPC ha una capacità antiossidante 50 volte superiore a quella della vitamina E ed hanno un altissima proprietà chelante degli ioni ferro di rame nei tessuti danneggiati dai radicali liberi.
 
Contrariamente a quanto si pensa, sono i semi dei chicci d’uva bianca ad avere più OPC. Quando si preparano formulati contenenti OPC da vite per uso nutraceutico si selezionano i semi di uva bianca. Quest’ultima, e non i semi di uva rossa, è quindi la materia prima per fabbricare i prodotti contenenti alti dosaggi di OPC, ecco il paradosso del paradosso.
 
Quindi uva tavola sicuramente negli spuntini, il benessere non è abolire la frutta ma sapere quale tipologia consumare e quando mangiarla.
 
E il resveratrolo?
Ha una forte azione sulle sirtuine e produce effetti dimagranti migliorando i parametri metabolici – riduzione della glicemia basale, trigliceridemia, transaminasi, leptina e infochine infiammatorie – in pratica si comporta come un mimetico della restrizione calorica. –Timmes et all in Cell. Metabol 2011 -.
 
Nicola Camera