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Cavoli, broccoli, cavolfiori, cavolini di Bruxelles e non solo: anche cime di rapa, senape, ravanello e rucola.
 
Sono tutte crucifere, dette anche brassicacee, che in uno studio svolto su oltre 1.000 donne cinesi hanno dimostrato un significativo effetto antinfiammatorio.
 
Il consumo di crucifere è spesso incoraggiato come un modo per ridurre il rischio di malattie cardiache e di cancro in molti organi tra i quali mammella, endometrio, cervice, prostata, polmone, colon, fegato.
 
Ma ora emerge un altro beneficio: l’attività contro ‘l’infiammazione’ dice Gong Yang, ricercatore al Vanderbilt University Medical Center di Nashville, Tennessee.
 
Il consumo di frutta e verdura riduce la mortalità totale e quella per malattie cardiovascolari, ma i potenziali meccanismi alla base di questa associazione non sono ancora chiari, anche se l’infiammazione è implicata nella patogenesi di molte patologie croniche. Da qui l’ipotesi di Yang e colleghi, che in uno studio pubblicato sul Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics hanno verificato se l’assunzione di crucifere avesse un’attività antinfiammatoria.
 
Allo studio hanno preso parte 1.005 donne cinesi nelle quali sono stati misurati i livelli ematici di tre marcatori proinfiammatori: il Tumor necrosis factor-alfa (Tnf-alfa), l’interleuchina-1 beta (IL- 1beta) e l’interleuchina-6 (IL-6). Le donne, tutte sane, con età media di 58 anni e partecipanti allo Shanghai Women’s Health Study, hanno anche compilato esaurienti questionari sui loro regimi alimentari. Ebbene, a conti fatti il consumo di crucifere si è rivelato inversamente proporzionale ai livelli dei tre marcatori infiammatori nel sangue delle donne: chi ne mangiava di più aveva, in media, il 13% in meno di Tnf-alfa, il 18% in meno di IL-1beta e il 25% in meno di IL-6 rispetto a chi ne consumava meno.
 
Ma l’effetto antinfiammatorio non è il solo pregio di cavoli e cavolini, broccoli e cavolfiori: le crucifere sono anche un’ottima fonte di calcio e micro elementi.
 
Nicola Camera