LATTOSIO E LA SUA l'INTOLLERANZA

Il lattosio è lo zucchero principale presente nel latte. Esso raggiunge il 5-8% nel latte umano e il 4-6% nel latte di mucca. Nel lattosio il carbonio 1 di una molecola di galattosio è legato al carbonio 4 di una molecola di glucosio.
Il lattosio è reperibile, inoltre, in numerose preparazioni alimentari in quanto favorisce una buona miscelazione di coloranti e additivi; è contenuto in caramelle, prodotti da forno, cereali per prima colazione, salse, budini, salumi preparati per brodo, gnocchi di patate, cibi in scatola. Infine, è utilizzato come eccipiente in farmaci e integratori alimentari, ma in concentrazioni dell’ordine del milligrammo, quindi trascurabili.

La digestione del lattosio avviene nell’intestino tenue a opera della lattasi, una proteina espressa all’apice dei villi, estroflessioni digitiformi, che aumentano la superficie totale e quindi la capacità di assorbire dell’intestino stesso. Le cellule che rivestono i villi, a loro volta, presentano estroflessioni del versante apicale con la stessa finalità dei villi definite orletto a spazzola. La lattasi ha due siti attivi: il primo idrolizza il lattosio nei due monosaccaridi glucosio e galattosio, rendendoli assorbibili dalla mucosa intestinale, il secondo idrolizza la florizina e alcuni glicosfingolipidi alimentari, il che rende l’espressione dell’enzima necessaria durante tutto il corso della vita.

L’intolleranza al lattosio è la definizione comunemente utilizzata per indicare i disturbi legati all’incapacità di digerire il lattosio normalmente assunto con la dieta, ed è probabilmente l’intolleranza alimentare più diffusa al mondo. Essa è dovuta ad una deficienza funzionale (di matrice spesso genetica) dell’enzima lattasi (LCT), che ha localizzazione principale nelle pareti intestinali. La diminuzione nella produzione di questo enzima o nella sua attività ha quindi come conseguenza una ridotta capacità di assorbimento e digestione del lattosio da parte dell’intestino tenue.
L’intolleranza al lattosio, zucchero del latte, sebbene identificata dai medici solo all’inizio degli anni ‘60, non è da confondersi con l’allergia al latte, che deriva invece da una reazione del sistema immunitario alle proteine in esso contenute.

I disturbi legati a disfunzioni dell’enzima lattasi possono essere divisi in deficienze primarie, secondarie (che, indotte da stati infiammatori di varia natura, risolvono generalmente nel giro di qualche settimana) ed ereditarie.

Tra le deficienze primarie si trova l’ipolattasia dell’adulto (LNP); essa insorge come conseguenza della fisiologica down-regolazione dell’attività enzimatica della lattasi, osservata nell’uomo a partire dal secondo anno di vita. Il processo di intolleranza al lattosio si manifesta in maniera variabile in individui che presentino la forma allelica recessiva del gene per la lattasi.
La deficienza congenita dell’enzima lattasi (CLD) fa invece parte delle deficienze ereditarie a trasmissione autosomica recessiva e si manifesta fin dall’età neonatale.
I due disturbi non derivano quindi da una comune alterazione genetica, nonostante la sintomatologia sia per entrambi quella tipica dei disturbi gastrointestinali: diarrea acquosa, coliche e dolori addominali, e, soprattutto nei neonati, disidratazione e calo ponderale

In particolare, l’ipolattasia dell’adulto è strettamente associata a due polimorfismi, situati a monte del locus genico per l’enzima lattasi (T13910C, G22018), mentre gli stessi polimorfismi non sono stati rilevati in pazienti affetti da CLD, i quali riportano invece altri tipi di alterazioni genomiche.

Più recentemente, è stata anche studiata l’importanza di altri fattori che possono contribuire alla comparsa della sindrome da intolleranza in soggetti con malassorbimento di lattosio.


Ad esempio, un parametro fondamentale è rappresentato dalla sensibilità viscerale. Soggetti “ipersensibili”, cioè caratterizzati da basse soglie di sensibilità, possono percepire come fastidioso uno stimolo applicato a livello del colon che in soggetti normosensibili risulta asintomatico e quindi possono reagire con disagio agli effetti a livello intestinale di fattori intraluminali. Inoltre, le caratteristiche quali-quantitative della flora batterica del colon possono svolgere un ruolo importante. Infatti, è verosimile che l’entità dei processi fermentativi che si svolgono nel colon dipenda largamente dalla composizione della flora colonica. Infine, fattori psicologici possono influenzare notevolmente il livello di percezione dei sintomi e vanno tenuti in seria considerazione nella valutazione dei disturbi riferiti dal paziente.

In foto l’ultimo nato, la lattasi a cessione controllata per il lattosio presente negli alimenti e quello nascosto (zuppe, condimento, purè ecc.)

Lattasi è un integratore alimentare con enzima lattasi che migliora e agevola la digestione del lattosio in quei soggetti che ne sono intolleranti.
È utile in caso di intolleranza al lattosio: l’assunzione dell’enzima lattasi poco prima di consumare latte o latticini può migliorarne la digestione.

Il gruppo di Ricerca & Sviluppo Valpharma ed Erba Vita ha realizzato questo integratore alimentare altamente innovativo che permette di consumare cibi contenenti lattosio con un assorbimento dell’enzima dilazionato nel tempo, fino a 3 ore dopo il pasto. Proprio per questo motivo la compressa è divisa in due strati: uno classico, con rilascio entro 30 minuti dall’assunzione, l’altro con rilascio lento, fino a 3 ore dall’assunzione, in modo da garantire copertura nel tempo.