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Quanto più un alimento è digeribile tanto meno sazia.
Alimenti ricchi di fibre, grassi e proteine, che richiedono una digestione più lenta, sono più sazianti.
I carbo, quelli a più alto IG sono meno sazianti di quelli a basso indice.
 
I fattori che influenzano l’IG sono:
📌 il grado di maturazione: maggiore è la maturazione, maggiore è l’IG (ad esempio le banane acerbe hanno un IG pari a 59, mentre le banane molto mature hanno un IG pari a 90);
📌 tipi di zuccheri semplici presenti nell’alimento e rapporto tra fruttosio/glucosio;
📌 contenuto in fibre: il maggiore contenuto di fibre determina un IG più ridotto;
📌 procedure di conservazione, trattamenti tecnico-chimici, metodo e tempi di cottura (la cottura di un alimento amidaceo aumenta l’IG in maniera proporzionale);
📌 contenuto degli altri macronutrienti; il maggiore contenuto di grassi e di proteine determina un IG più ridotto.
Importante!
L’IG tiene conto solo della qualità dei carboidrati mentre la risposta glicemica ad un alimento è influenzata anche dalla quantità di carboidrati, per questo motivo è fondamentale valutare anche il “Carico Glicemico” che meglio esprime l’impatto dei carboidrati sulla glicemia. Il (CG) si calcola moltiplicando il valore dell’indice glicemico per la quantità di carboidrati dell’alimento diviso 100.
 
Per i più esperti:
Il rapporto insulina/carboidrati (Rapp I/CHO o I/C) indica i grammi di carboidrati metabolizzati da 1 U di insulina, per un determinato soggetto. Ciò permette di adeguare la dose insulinica all’introito glucidico di ogni singolo pasto.
 
Mediamente 1 U di insulina metabolizza circa 10-15 g di CHO, ma cio’ e’ variabile in relazione all’età, la sensibilità, il peso, la stagionale e l’attività fisica praticata… se usate sussidi esogeni, fate attenzione, la via del NON RITORNO è dietro l’angolo.
 
Nicola Camera